Albert Defant è noto nella comunità scientifica internazionale come eminente oceanografo, per i suoi contributi fondamentali alla scoperta delle circolazioni oceaniche.Ma pochi sanno che le sue radici sono trentine, così come trentino fu l’argomento delle sue prime ricerche: le sesse del Lago di Garda e il vento che soffia con regolarità sulle rive del lago, l’“Ora”.

Nato a Trento nel 1884, a cavallo del ‘900, giovane studente liceale, si trasferisce con la famiglia a Innsbruck, dove il padre, Giuseppe Natale, già stimato docente nel Ginnasio trentino, è promosso Sovrintendente scolastico di tutto il Tirolo. Da lì inizia una carriera che lo porta a conseguire la laurea e il dottorato in meteorologia a Innsbruck, poi a Vienna nel Servizio Centrale di Meteorologia e Geodinamica, dove in breve diventa direttore del dipartimento di meteorologia.

Nel 1919 torna a Innsbruck, sulla cattedra di fisica cosmica. Poco dopo ottiene la cattedra di oceanografia all’Università di Berlino, e la direzione dell’Istituto e del Museo per la Ricerca Marina. Nonostante la guerra, prosegue le sue ricerche, anzi salva dai bombardamenti il patrimonio scientifico dell’Istituto, trasferendolo in una sede periferica.

Nel 1945 gli viene offerta la cattedra di meteorologia e geofisica all’Università Innsbruck, dove in breve diventa Rettore. Anche dopo il pensionamento, continua la sua feconda attività di studioso, invitato da varie istituzioni scientifiche come visitatore o conferenziere.

La mostra ripercorre la straordinaria vicenda di un uomo che ha attraversato la tragica esperienza di due guerre mondiali, la disgregazione di imperi, profondi rivolgimenti sociali e politici, vicende familiari travagliate, e nondimeno ha saputo cogliere le diverse opportunità che la vita gli offriva, contribuendo magistralmente allo sviluppo di una scienza ancora agli albori, e distinguendosi non solo come apprezzato studioso, docente e leader, ma anche come uomo di famiglia, e persona ricchissima di doti di rara umanità. In particolare la mostra si concentra sugli aspetti che documentano le origini trentine dello studioso, le loro connessioni con il suo lavoro di ricerca e con i successivi sviluppi della sua carriera, e vuol esser un primo contributo a valorizzarne la figura, di cui nel tempo in Trentino si era quasi persa la memoria.